Quando penso alla mia vita, riesco benissimo a suddividerla in fasi: il periodo neo-gotico (anfibi, pettinatura da morticia, unghie nere), il periodo neo-hippie (gonne da zingara con campanellini annessi, infradito estate e inverno, bandana multicolor, pure qualche ciocca di capelli blu), il periodo neo-fighetto (camicina e maglioncino, cinturina di strass e riga di lato). Fermiamoci qui, è meglio.
Il fatto è che la suddivisione in fasi e periodi non ha riguardato solo il lato estetico, ma anche quello morale/spirituale/ideologico. Mi spiego.
A seconda dell’età e delle poche nozioni di storia che immagazzinavo, vivevo periodi di profondissima vicinanza e condivisione folle delle cause più disparate. Quindi mi sono sentita, in ordine: irlandese pro-ira, desaparecida argentina, vittima della dittatura cilena, guerrigliera cecena e profuga kosowara.
Per non parlare delle ricerche sulla storia della Transnistria che credo di conoscere insieme a 4 altri poveretti come me.
Intendiamoci, non ho mai aderito ad alcun gruppo di lotta armata, ma quando mi iniziava il periodo desideravo ardentemente partire per il paese prescelto, imparare la lingua e intavolavo infinite discussioni con i miei amici, che dovevano sorbirsi ore di propaganda, confronti e collegamenti storici a volte un po’ azzardati .
Poi sono rimasta incinta (anche se questa espressione non mi piace proprio: rimasta-rimasta dove?...).
Per tutti i nove mesi di gravidanza mi sono scrupolosamente tenuta alla larga da qualsiasi occasione che mi facesse sentire parte dell’universo delle panzute: al corso preparto ho assunto la mia nota espressione scostante (mio marito la definisce in altro modo, diciamo che inizia per S e finisce per A), non ho ceduto alle lusinghe degli incontri post-corsopreparto, in presenza di altre panze ho sempre coperto la mia e infilato gli occhiali da sole. Mi sono ripetuta per tutti i nove mesi: “io non ho niente da condividere con le altre donne incinte, non ci sono cose che ho voglia di chiedere loro né di sapere da loro, io mi tengo la mia acidità di stomaco, loro si tengano il reflusso”. Sì, lo so, inizia per S e finisce per A.
Poi i nove mesi sono finiti, e anche la guerrigliera cecena che c’è in me si è ammorbidita. Ho iniziato a chiedermi come fosse possibile sentirsi vicinissima ad un cileno e non avere nulla da imparare da un’altra donna, italiana, con il residuo di panza da “ho partorito un mese fa ma sembro ancora al sesto mese”.
Così è iniziata la mia ricerca, partita da questo blog (di cui però voglio parlare tra un po’) e non ancora conclusa, di compagne di viaggio che vivano con me lo stordimento di essere mamma. Ma siccome a me le cose piacciono complesse, è iniziata subito la fase del: “condivido solo con chi ha figli, gli altri non capiscono”. E’ una fase un pochino distruttiva, scatenata da quella domanda che tante volte mi sono sentita porre: “perché non fai così?” e che meriterebbe una sola risposta: “perché tu non hai figli e seguire il tuo consiglio è come andare dal dentista per sturare una coronaria ostruita”. E dietro tutto il resto, la consapevolezza della difficoltà di conciliare i tempi di Elisabetta con quelli del mondo esterno, la fatica di trovare argomenti di conversazione interessanti (“allora, che c’è di nuovo?” “cacca del solito colore, nottata difficile, lavaggi nasali fatti… no, niente di nuovo, grazie”). C’è anche la voglia di parlare della mia bambina in un senso più profondo che non sia è brava/dorme/mangia, ma dal punto di vista di quello che sto costruendo per lei e con lei, del mondo fuori che la aspetta… ma questi discorsi sono difficili per chi non li vive, perché quando non hai un figlio non puoi immaginare che la tua vita ruota (quasi) solo intorno a questi pensieri.
Io mi sono arenata in questa fase, aiutatemi a uscirne!!!!!!
Ah… perché il titolo del post è “torta al cioccolato”??
Perché oggi la ele mi ha detto: “ma senti, fai la tua torta al cioccolato, quella soffice soffice, poi fai una foto, pubblichi e posti la ricetta!”. Ma fare foto e cucinare non sono proprio le cose più naturali del mondo per me, vengono meglio alla ele!! Ma siccome non volevo deluderla….
giuppy
P.S. : Mi intrometto (sono ELE) uno dei motivi di euforia per aver aperto il blog l'ho gia' vissuto adesso!!! Buuaaaahhhhhhhhh io la Giuppy nelle varie fasi descritte sopra non l'ho potuta vivere, e non ho nemmeno una foto a testimonianza delle varie trasformazioni... che peccato!!!
E' proprio vero che le persone pensi di conoscerle, ma non è vero!
P.s.2: Credo che Giuppy mi consideri tra le sue amicizie pur non rientrando nella "First class" (donna con figli), solo perchè mi ASTENGO DAL DARLE CONSIGLI A RIGUARDO!!!!