venerdì 13 gennaio 2012

2/52 week project



Seconda foto per il Week Project 2012, per il tema "MI PIACE"...

Ebbene si', la foto parla da sola... Per fugare ogni dubbio lo ribadisco qui:


 I LOVE SPAGHETTI!!!
Cos'altro aggiungere?

Elena

lunedì 9 gennaio 2012

Natale, nido e dintorni



Il periodo delle feste è finito, anche quest'anno (si sente il mio sospiro di sollievo?).
Elisabetta ha avuto i suoi calzerotti a forma di Babbo Natale, ha giocato con le pecore del presepio e preteso di cambiare il pannolino a innumerevoli Gesù Bambino scovati per lei dalla nonna, ha assaggiato il panettone e la crema al mascarpone, ha avuto i suoi regali. Tutte cose che mi hanno fatto sentire una mamma quasi adeguata nel far respirare alla propria figlia un minimo di clima natalizio.
Riguardo a me... una provvidenziale influenza mi ha fatta passare attraverso i giorni intorno al Natale senza nemmeno rendermene conto, il che è stato un gran bene.
Ho passato il capodanno a casa tranquilla, ho dormito molto durante i pochi giorni di pausa dal lavoro, ho riso con qualche amica in fb, ho fatto qualche bella scoperta.
La prima settimana dell'anno è stata lavorativamente molto stressante ma sono riuscita a ritagliarmi lo spazio per un tè, una pizza, un giro nei negozi e per comprare quel vestito viola che avevo puntato. Esattamente quello che desideravo.
Molte altre cose nella mia vita si sono frammentate e complicate ancora di più, e non ho certo voglia di appesantire l'aria parlandone ora, ma diciamo che almeno ho capito in che direzione andare. Ho dei processi decisionali un po' tortuosi e lunghi, ma fortunatamente quando decido non mi fermo, acquisto improvvisamente fiducia e stabilità e vado avanti come un treno.
Non sto molto bene eh.... chi mi conosce sa perfettamente che i miei ostinati silenzi sono sintomo di un disagio profondo, e ultimamente riesco anche a dirlo, male ma ci riesco.

Quello di cui vorrei veramente parlare riguarda le mie ultime riflessioni su Elisabetta.
Come sempre, quando ho l'occasione di passare qualche giorno intero con lei mi prendo tutto il tempo di osservarla e “studiarla”: una delle cose che ho capito presto è che un figlio è davvero una persona con un proprio carattere, desideri e attitudini, che l'educazione può fare molto ma è altrettanto importante, prima di agire, capire chi si ha di fronte, sforzarsi di conoscere davvero il proprio figlio. Servono pazienza, silenzio e capacità di osservare, il “fare” spesso va lasciato un attimo da parte.
E quando proprio non capisco cosa sta succedendo, lo chiedo a mia figlia.
Mi è capitato di trovarmi un paio di volte in questa situazione: Elisabetta si lamenta, sembra non trovare pace in nulla, tutto quello che le propongo sembra irritarla; allora mi sposto con lei in un'altra stanza della casa e le dico che non so cosa fare, che non capisco cosa c'è che non va, che mi deve aiutare a capire perché io non ci riesco. Non mi risponde, chiaro, ma sono sicura che capisce bene quello che le dico, e spesso si risolve tutto con una dose extra di coccole che forse non era riuscita a farmi comprendere di desiderare. O forse, come noi adulti, a volte anche lei ha solo bisogno di essere rassicurata, toccata, tenuta stretta: è facile dimenticarlo quando si fanno tante cose in una sola giornata...

Data l'eta di Elisabetta, molto spesso mi ritrovo ad osservarla giocare... o a osservarla mentre osserva il mondo. Osservare e giocare sono due cose che fa con tutto il corpo e con tutti i sensi, in una specie di rapimento silenzioso: secondo me è una fortuna poter vedere un bambino che fa queste due cose.
Elisabetta osserva tantissimo le persone e le situazioni nuove; in una casa che non conosce, per esempio, si ferma e non fa nulla finché non ha compreso cosa può fare: esplora gli ambienti, tocca alcune cose e mi guarda per capire se sia permesso o no prenderle, individua le persone con le quali giocare, spesso fa proprio il giro della casa per vedere tutte le stanze. Lo fa in modo molto autonomo e sereno, ma è completamente assorta in questa esplorazione tanto da sembrare addirittura diffidente. Purtroppo, se veniamo invitate a casa di qualcuno e le viene dato un regalo non dimostra molto entusiasmo perché è più assorta nell'osservazione della casa, dei suoi abitanti e di quello che succede, il regalo in quel momento passa completamente in secondo piano.
Quando pranziamo e a tavola c'è anche la famiglia di mio fratello, Elisabetta spesso va stimolata a continuare a mangiare perché passa minuti infiniti immersa nelle dinamiche altrui: i miei nipoti che litigano tra loro o che si scambiano il cibo, mio fratello e mia cognata che parlano, sgridano o scherzano... Elisabetta ha due occhi molto grandi e di un colore indefinito tra il grigio e il verde: vederla con questi due occhioni sbarrati, immobile e serissima incute sempre un po' di timore nei presenti... Ma a me, lo ammetto, piace moltissimo.
All'open-day del nido a cui siamo andate si è comportata esattamente così: appena entrate mi ha subito ignorata, si è mossa all'interno dei locali fermandosi a osservare i giochi e i bimbi, ha scelto degli oggetti e si è seduta a giocare, tranquilla. Mi piace che sia serena e che si senta libera di muoversi e esplorare, mi piace che non stia sempre attaccata alla mia gamba ma anche che chieda il mio aiuto nelle situazioni difficili (ovvero quando un bambino l'ha spinta e quando ha avuto bisogno di una mano per sedersi sulla seggiola).
A volte vorrei che fosse più pronta nel prendere iniziative, altre volte vorrei che mi attribuisse il ruolo di mamma-oggetto simbiotico-che senza non posso stare... ma queste sono cose che riguardano me, non lei, ed è importante che io le riconosca.
Il gioco è un altro momento fondamentale durante il quale mi piace guardarla: a Natale Elisabetta ha ricevuto molti giochi, molti più di quelli che potrà usare in tutto quest'anno. Ne sono felice, sia chiaro, ma a volte mi stupisco di quanto a lungo si diverta ad aprire e chiudere una scatola e quindi mi chiedo cosa le serva veramente per essere felice... Nell'ultimo periodo ha scoperto il piacere di disegnare e di chiedere che le vengano disegnate le persone che ama, i cibi che mangia, Hallo Kitty e la luna, che la affascina moltissimo e che cerca sempre nel cielo.
Tra una settimana inizieremo il nido, e parlo al plurale perché è chiaro a tutti che sarò io a fare lo sforzo maggiore, non tanto per staccarmi da lei ma per entrare in relazione con le educatrici e le mamme, faccio una fatica terribile in queste cose: io nelle relazioni incespico, inciampo e mi incupisco. Sono ansiosa di scoprire quante nuove cose imparerà Elisabetta, come affinerà il gioco e la parola, come imparerà a smettere di impugnare il cucchiaio nella presa “a badile”... ma ecco, se avete voglia di scrivere una parola di sostegno alla sua mamma sociopatica ve ne sarei grata!

Un ultima, piccola riflessione...
Elisabetta è una bambina che chiede poche attenzioni: un giorno ne stavo parlando con la mia amica M., spiegandole il mio stupore nel notare che, nonostante il periodo difficile che stiamo attraversando, Elisabetta sembra non manifestare grossi bisogni affettivi. M. mi ha detto: “Bhe, è figlia tua: anche tu sei così.”
PAM.
Nel senso che non ci avevo proprio pensato,  che forse-esattamente come me-sotto l'apparenza di tranquillità di Elisabetta si muovono sentimenti contrastanti e bisogni che non trovano una via per manifestarsi.
Ho capito che con lei devo fare attenzione ai particolari, non sottovalutare alcuni segnali e nemmeno sopravvalutarne altri, ascoltare, parlare e spiegare, essere presente e consapevole, riflettere, pazientare, scoprire, lasciare che anche il silenzio sia pieno di amore.
Esattamente come fanno con me le persone che mi amano.
E a cui sono grata, oggi come sempre. Loro lo sanno.
giuppy